Il primo intervento virtuale
Al Royal London Hospital, una donna è stata operata per rimuovere un tumore all’intestino, il chirurgo in carica è l’oncologo Shafi Ahmed, ad assisterlo ci sono anche il professor Hitesh Patel e Shailesh Shrikhande, chirurgo oncologo.
I tre specialisti si consultano durante l’intervento, condividono radiografie ed esami della paziente e poi procedono. Sarebbe tutto normale se non fosse che Patel si trovava, sì a Londra, ma al London Independent e Shrikhande al Tata Memorial di Mumbai, il più grande ospedale oncologico dell’India.
Il consulto virtuale, il primo al mondo per un intervento chirurgico di questo tipo, è stato reso possibile da HoloLens di Microsoft, un visore per la realtà mista, dotato di sensori e speaker, in grado di proiettare ologrammi sull’ambiente reale circostante.
“Noi tre indossavamo il dispositivo, io ero in sala operatoria, i miei colleghi nei loro rispettivi uffici a chilometri di distanza”, racconta a Repubblica il professor Shafi Ahmed, 48 anni, originario del Bangladesh ma cresciuto a Londra. “Durante l’intervento ho preso cinque minuti di pausa, mi sono messo in disparte e mi sono consultato con loro. Ci potevamo vedere come avatar, ma non in volto. Tutti e tre eravamo in grado di consultare contemporaneamente le note della paziente e tutte le informazioni che la riguardavano (che apparivano come ologrammi) e potevamo comunicare in tempo reale. I colleghi, però, non vedevano il tavolo operatorio, non avevano la sensazione di essere presenti in sala. Questo sarà il prossimo passo, usare la realtà aumentata e la realtà virtuale per «teletrasportare» chiunque sul luogo dell’operazione”.
Il collegamento tramite HoloLens è davvero servito? Ne ha beneficiato la paziente? “Questo non era un caso complesso – ammette – ma avere l’appoggio di altri due esperti mi ha rassicurato e ha confermato che ero sulla strada giusta. In situazioni difficili, però, potrebbe salvare delle vite. Immaginate di avere a disposizione le menti più brillanti della medicina cui chiedere consigli dopo aver mostrato loro, dovunque siano, la cartella clinica del paziente”, ipotizza il professore, fondatore anche della Medical Realities, una compagnia che produce software per il training virtuale degli studenti di medicina, aspiranti chirurghi.
L’intervento è stato condotto sotto l’Nhs, il sistema sanitario nazionale britannico, che pur essendo al collasso per mancanza cronica di fondi e personale, ha trovato il modo di finanziare l’acquisto di quattro visori HoloLens (per un totale di circa 10.000 euro).
E la paziente? “L’ho vista stamattina, sta bene e oggi tornerà a casa – ci informa l’oncologo – Mi ha detto una frase importante: “Anche dalle cose più brutte può venire fuori qualcosa di buono». Dando la sua autorizzazione all’esperimento sa di aver aiutato la scienza e magari altri pazienti come lei”.
Tra 5-10 anni, secondo Ahmed, queste pratiche saranno comuni negli ospedali e nelle università di tutto il mondo, dove gli studenti faranno pratica su un tavolo operatorio fittizio con i visori della realtà virtuale sugli occhi.
“Queste tecnologie possono davvero fare la differenza nel campo dell’educazione e della medicina. E contribuiscono alla loro democratizzazione – prosegue l’esperto – I prezzi degli headset stanno scendendo e quasi tutti si potranno permettere di avere una formazione di alto livello. Già oggi io insegno da remoto, da Londra, a giovani medici in Bangladesh, India e Medioriente”.
Fonte: Repubblica