Entro il 2018 addio al pap test, sarà sostituito
Ogni anno, in Europa sono 58 mila le nuove diagnosi e 24 mila le morti, 2300 i nuovi casi e 450 i decessi in Italia.
I dati del cancro del collo dell’utero sono chiari, il tumore dovuto ad alcuni dei ceppi del virus Hpv, che rappresenta il secondo tumore più diagnosticato nella popolazione femminile a livello globale.
Numeri ancora alti, ma fortunatamente molto più bassi rispetto a pochi decenni fa, prima del PAP Test, l’esame citologico che a partire dagli anni 60 ha ridotto l’incidenza della malattia del 60-90%, e del 90% il tasso di mortalità. Un test di screening che però presto verrà sostituito dall’HPV test, un esame in grado di individuare nelle cellule della cervice direttamente il Dna virale del Papilloma virus umano.
Di PAP test, di HPV test e di screening del cancro della cervice uterina si è occupato uno studio statunitense pubblicato sul Journal of the National Cancer Institute, condotto su un campione di oltre un milione di donne.
“Uno studio importante”, commenta Nicoletta Colombo, professore di Ostetricia e ginecologia all’Università Bicocca di Milano e direttore del programma di Ginecologia oncologica dell’Istituto europeo di oncologia (Ieo): “Ha matematicamente dimostrato come il co-testing, cioè associare in maniera sistematica PAP test e HPV test nei programmi di screening – oggi la regola negli Stati Uniti – non sia costo efficace: cioè non conviene, perché aggiunge costi e non offre vantaggi. Al contrario: i dati indicano che il co-testing rischia di essere dannoso, perché provocherebbe un eccesso di diagnosi di lesioni che potrebbero regredire spontaneamente e che, se trattate, potrebbero invece provocare difficoltà, per esempio quando si cerca una gravidanza. Questo studio in realtà conferma quanto noi sappiamo e abbiamo pubblicato: è stata una ricerca soprattutto italiana ad avere dimostrato, nel 2010, che il test HPV è più sensibile del PAP test, cioè dà meno falsi negativi. Questo è il motivo per cui lo screening viene ripetuto ogni 5 anni invece che ogni tre, come accade per il PAP test”.
Nel nostro paese i programmi di screening regionali hanno invitato nel 2015 il 76% delle donne tra i 25 e i 64 anni e il 16% è stato sottoposto al test HPV.
Il Piano Nazionale Prevenzione 2014-2018 ha dato indicazione a tutte le Regioni di introdurre il test HPV in sostituzione del PAP test entro il 2018.
“Ad oggi – dice Colombo – hanno già cominciato lo screening con test HPV validati la Basilicata, il Piemonte, la Toscana, l’Umbria e il Veneto, e l’Emilia-Romagna ha in atto una fase di transizione che dovrebbe concludersi entro fine 2017”.
Le linee guida GISCI. Il 15 giugno scorso, il Gruppo Italiano Screening del Cervicocarcinoma (GISCI) – un’associazione di esperti medici e ricercatori che dal 1996 elabora linee guida sullo screening del cancro del collo dell’utero – ha redatto le raccomandazioni sul test HPV come esame primario: nel documento si legge che entro il 2018 “in tutte le regioni dovrà essere utilizzato il test HPV nelle donne dai 30 ai 65 anni”.
“Prima dei 30 anni – spiega l’esperta – l’HPV test è meno attendibile. In pratica dà troppi falsi positivi. Per questa ragione nella fascia d’età 25-30 le indicazione GISCI sono di sottoporsi allo screening con PAP test ogni 3 anni”.
Fonte: La Repubblica