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Anoressia

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Il termine indica la diminuzione o la perdita dell’appetito. Può comparire come sintomo di svariate malattie anche banali (gastroenteriti, influenza) o in seguito all’assunzione di particolari farmaci.


Anoressia nervosa

Con questo termine si indica una condizione che si riscontra in prevalenza in soggetti di sesso femminile, tra i 15 e i 20 anni, anche se in realtà negli ultimi dieci anni la percentuali di giovani maschi colpiti è aumentata di un terzo, passando dall’8 al 12%. È un disturbo del comportamento alimentare, nel quale il soggetto ha la costante sensazione di vedersi “grasso”. Questo tipo di percezione del proprio corpo sviluppa un atteggiamento volto alla progressiva riduzione dell’alimentazione, che può attuarsi con il rifiuto totale del cibo o la sua eccessiva assunzione seguita da vomito autoindotto (Bulimia).

Va sottolineato che spesso il sovrappeso non esiste affatto, per cui il rifiuto del cibo non cessa anche in presenza di drastici cali di peso. Nelle donne questo eccessivo dimagrimento comporta gravi conseguenze a livello dell’equilibrio ormonale, con comparsa di peluria sulla pelle e perdita di mestruazioni (Amenorrea). Nel 20% dei casi l’anoressia determina gravi conseguenze, che possono anche portare alla morte per estremo deperimento organico.


Terapia

L’intervento è molto difficile. A parere di psicologi e psicoterapeuti è inutile “costringere” il soggetto ad alimentarsi. Spesso l’anoressia nervosa nasconde un grave disagio psicologico, quindi una terapia di appoggio volta ad evidenziare ed elaborare le ragioni che hanno scatenato il disturbo alimentare può dare buoni risultati.

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