MATTINIERI O NOTTAMBULI? COSA CONVIENE
Ogni individuo presenta delle abitudini differenti nell’organizzazione delle ore di sonno e di energia giornaliere. C’è chi di si sente più sveglio e attivo al mattino; chi non carbura fino al pomeriggio e chi ancora non è in forma fino a sera. La predisposizione a svegliarsi presto o fare le ore piccole è probabilmente dettata da fattori genetici. Nel nostro cervello (precisamente nell’ipotalamo) c’è un meccanismo che regola i ritmi di sonno e di veglia , si tratta di un meccanismo antichissimo, una sorta di orologio biologico interno e intelligente che sa sempre che ora è rispetto a sé stesso e dunque funziona in maniera diversa per ciascuna persona, determinando le differenze tra individui.
In base al funzionamento di questo orologio biologico, possiamo sostanzialmente dividere gli esseri umani in due grosse categorie: i gufi e le allodole. La scelta di questa similitudine con questi due animali è dovuta al fatto che essi sono considerati due mondi opposti che non si incontrano durante la giornata e che sono entrati nel linguaggio degli scienziati come sinonimo di stili di vita e tendenze opposte rispetto allo scorrere del tempo. Due mondi differenti scritti nel patrimonio genetico, scanditi da abitudini di vita e da cervelli che funzionano diversamente.
Le persone che mostrano più energia di sera e rimandano il più possibile l’ora di andare a dormire sono classificabili nella categoria dei cosiddetti “gufi”; viceversa le persone che vanno a letto presto la sera e sono di indole più mattiniera si classificano nella categoria delle “allodole”. Alcuni studi hanno dimostrato che la maggioranza delle persone tende ad assomigliare ai gufi, con un 20% di propensione alla vita notturna contro il 10% di propensione alla vita mattutina.
La divisione tra mattinieri (allodole) e tiratardi (gufi) è stata sempre motivo di attenzione da parte degli esperti: dopo aver stabilito che i primi conducono uno stile di vita più longevo e sano, si sono concentrati sul funzionamento del cervello a seconda del cronotipo, per dimostrare che queste attitudini hanno riscontri visibili anche a livello cerebrale.
L’ultimo studio sul tema svolto dall’Università di Birmingham e pubblicato sul giornale “Sleep”, ha monitorato lo stile di vita e l’orologio biologico di 38 persone, divise tra “gufi” e “allodole” utilizzando la risonanza magnetica per osservare le reazioni cerebrali e una batteria di test per valutare le performance cognitive.
Nella ricerca britannica si è analizzato il cervello di un primo campione di volontari nottambuli, abituati ad addormentarsi verso le 2.30 del mattino e a non svegliarsi prima delle 10.30. Quest’ultimi sono stati sottoposti ad una serie di compiti da svolgere nell’arco della giornata, tra le 8 del mattino e le 20. Il risultato ha evidenziato una connettività cerebrale più scarsa, rispetto ai test sui mattinieri. Sono risultati infatti meno attenti, più assonnati e con tempi di reazione ben più dilatati. Nei mattinieri, che vanno a letto prima delle 23 e si svegliano intorno alle 6:30, invece, le stesse aree cerebrali sono apparse più connesse e i volontari, nei compiti assegnati dai ricercatori, sono risultati più vigili, dinamici e veloci. Le allodole vantano insomma un cervello che funziona meglio in tutto quel che riguarda la prontezza e l’attenzione.
C’è da dire che comunque, tra gufi e allodole, c’è una via di mezzo fatta dalle molte persone che non hanno una particolare tendenza oraria e che probabilmente si adattano meglio a quel che la vita offre giorno per giorno.